venerdì 16 dicembre 2011

Operetta Italiana - Me in Wonderland


Hi guys,

come probabilmente saprete mia madre è ormai nota a livello locale come presentatrice, una specie di Oprah regionale diciamo :) Bene, ieri sera, come di consueto, ha presentato lo spettacolo annuale della Croce Rossa e così alle 8.30 ci trovavamo ancora una volta nei camerini del Teatro Comunale di Teramo. Mentre salivo le poche scalette riflettevo sul fatto che io quel teatro l'ho visto più volte da lì, che non dalla platea.

Stavolta era in programma l'operetta, in particolare l'opera Cin Ci Là, messa in scena dalla Compagnia Italiana di Operetta.

Inutile dirvi che appena ho messo piede sul palco mi sono sentita come Alice nel Paese delle Meraviglie. Era tutto un tripudio di costumi sfarzosi e lustrini, la scenografia lasciava senza fiato e tutti gli artisti erano già posizionati, chi intento a scaldare i muscoli, chi a ripassare pezzi dei brani. Ed è stato in quel momento che mi sono ricordata di come mi sentivo quella volta che sul palco c'ero io. A cantare e recitare quella parte che mi ero scritta da sola. Perché la sentivo tutta mia.
La cosa che però mi ha reso più felice ieri sera è stata che nonostante la tensione che sicuramente provavano, gli artisti hanno trovato un attimo per parlare con me, per condividere quel momento scherzando come se non ci fosse uno spettacolo da portare avanti. E poi uno di loro mi ha detto una cosa "noi siamo dei privilegiati, noi che facciamo questo lavoro". Sono totalmente d'accordo. Io sono una di quelle che li guarda con gli occhi spalancati, perché darebbe qualsiasi cosa per stare al loro posto. O vicino a loro, magari.

Anche dietro le quinte, ma pur sempre circondata di lustrini e paillettes, di costumi e oggetti di scena, di trucchi e maschere, di brani da imparare e coreografie da ricordare. Con un palco sotto i piedi e solo il sipario davanti.

This Is How I See It.

giovedì 8 dicembre 2011

CNN Arte e Cultura: ce l'ho fatta!!!

Cari lettori,

è proprio il caso di aggiornarvi. Abbiamo raggiunto un traguardo importante.

Ricordate l'articolo che ho scritto qualche tempo fa parlando della band di mio zio e di quanto io apprezzi il fatto che certe cose non cambiano mai? Beh mio padre l'ha fatto leggere al vocalist della band, che mi ha scritto per ringraziarmi delle belle parole e dirmi che si era commosso. Così papà l'ha dato a un suo amico giornalista.

Ed è qui che è successo. Il mio articolo è stato pubblicato su una rivista cittadina che tratta di arte e cultura perché secondo il parere del giornalista il mio articolo era ben scritto, scorrevole ed emozionante.

Di certo non è una testata di quelle conosciute, ma rappresenta il mio piccolo successo. In primis perché il mio papà ha creduto in me. E poi perché l'ha fatto anche qualcun altro che poteva benissimo risparmiarselo.

Spero che questo sia un inizio, ma se così non dovesse essere andrà bene ugualmente. Perché un po' ce l'ho fatta.

Oggi voglio dedicare questi miei pensieri alla nonna che non c'è più. Non so perché, ma mi va così.

XuNieDidIt

lunedì 21 novembre 2011

One and Only

Ci sono delle cose che desideriamo più di altre. Quelle che vorremmo con tutto il cuore. Quelle che ci immaginiamo quando chiudiamo gli occhi .

In realtà c'è un unico regalo che vorrei per il mio compleanno. Ma non lo potrò mai avere.

Espero que estés bien, mi nenita. Te quiero.

On Air: http://www.youtube.com/watch?v=CoEplQ5eNn0

XuNie

giovedì 27 ottobre 2011

Le tre di notte e le gare di moto.

Quando andavo alle superiori ero un'appassionata-malata di motociclismo. Roba da mettermi la sveglia alle tre di notte per seguire in diretta le gare della 125 o 250. La MotoGp me la guardavo pure in differita, ma Manuel Poggiali lo dovevo vedere in diretta.

E così nella notte mi svegliavo, prendevo il plaid perché faceva sempre freddo e andavo sul divano a guardarmi la corsa. E mi ricordo che le prime due gare in 250 Manuel le ha vinte tutte e due. E io non potevo manco gridare perché erano pur sempre le tre di mattina.

Dopo tornavo a dormire, fino alle nove più o meno. E mia madre mi chiedeva com'era andata, perché tanto si svegliava pure se non facevo casino.

La costante di quelle gare però, sapete qual era? La paura che succedesse qualcosa, la paura che Manuel scivolasse, la paura che perdesse l'anteriore, la paura che Meda gridasse qualcosa di insensato e sconnesso.

Ma non è mai successo. E Manuel ha voluto togliermi quella paura smettendo di correre. Portandosi via anche un po' della mia passione per le moto. Questo è quello che penso. Oggi. Così.

XuNie

sabato 22 ottobre 2011

Lay it down slow, lay it down free.


Questo non potrà mai portarcelo via nessuno.

If you got dreams in your heart
why don't you share them with me?
And if dreams don't come true
I'll make sure that your nightmares
are through.

If you got pain in your heart
why don't you share it with me?
And we'll just wait and see
if it's half what it used to be.

And lay it down slow,
lay it down free,
lay it down easy,
but lay it on me.

If you've got love in your heart
why don't you keep it with mine?
I can't promise a miracle,
but i'll always be trying.

And lay it down slow,
lay it down free,
lay it down easy,
but lay it on me.

Lay it down easy,
lay it on me.

Lay it down easy,
but lay it on me.


Lay it down slow - Spiritualized

mercoledì 19 ottobre 2011

Neville Paciock è morto.


Oggi a pranzo discutendo con la mia coinquilina ho scoperto che da poco è uscita una versione ri-tradotta di Harry Potter e la Pietra Filosofale.
Stefano Bartezzaghi, celebre e conclamato enigmista (non Saw, l'altro genere di enigmista!) si è preso la briga di rivedere e correggere le incongruenze che erano sorte all'interno della saga che, come è noto, era stata tradotta man mano che i maxi-capitoli vedevano la luce.
E così, al posto della solita "nota alla traduzione italiana" di Serena Daniele, appare stavolta la "nota alla nuova edizione" a cura di.

Dopo l'iniziale captatio benevolentiae, i nuovi curatori iniziano a spiegare le ragioni che li hanno portati ad operare i cambiamenti nel primo libro. La prima su tutte è che proprio a causa del modo in cui sono stati tradotti i 7 libri, si è pensato di rileggerli per "correggere" eventuali errori o incongruenze tra di essi. Fin qui ci sto. Andiamo avanti.

Subito dopo viene spiegato che nella traduzione per l'infanzia spesso si cerca di rendere i nomi tradotti tanto evocativi quanto lo erano quelli originali (mai sentito parlare di nomi parlanti?), com'è ad esempio il caso di Donald Duck che diventa Paperino per i bambini dello Stivale. Questo procedimento è volto ad aprire nella mente del bambino un quadro delle caratteristiche del personaggio ancor prima di aver letto una sola parola su di esso.
A questo punto i redattori spiegano come il celebre Neville Longbottom, ragazzo goffo e cicciottello cresciuto dalla nonna, sia diventato Neville Paciock. A mio parere la traduzione è GENIALE. Secondo i curatori, però, poiché nelle ultime fasi della storia il personaggio assume un'altra veste che potrebbe essere definita "eroica", questo nome non gli sta più bene. Quindi è stato deciso di riportarlo nella versione originale. E cioè, di mettere un bambino di 11 anni davanti alla parola LONGBOTTOM che per lui non significa assolutamente NULLA. Non evoca niente. Il mio modestissimo parere, detto francamente, è che quel nome andava lasciato lì dov'era in primo luogo perché seppure eroico, Neville resta sempre il ragazzo semplice che è all'inizio e in secondo luogo perché il lasciar quel nome poteva essere visto come una "maturazione" del personaggio che tramite gli insegnamenti e i valori appresi durante gli anni di scuola, da brutto anatroccolo si trasforma in cigno.

Successivamente, si passa alla "preoccupante" situazione che riguarda le quattro case di Hogwarts. Il problema risiede nel fatto che le traduzioni italiane contengono connotazioni cromatiche che non sono presenti nei corrispondenti inglesi. Apparentemente i nomi italiani non rispecchiavano i colori originali degli stemmi delle singole case. La soluzione è stata cambiarne uno solo "liberandosi dallo schema da seguire". Io non l'avrei fatto. Perché quelle connotazioni cromatiche contenute in tutti i nomi, davano una certa coerenza e continuità alla traduzione. E cambiarne solo uno non ha senso. Soprattutto se la parola scelta è Tassofrasso, che non significa niente.

Oliver Wood, il professor Quirrel, Zanna (che tra l'altro rimanda al vecchio Zanna Bianca che qui non c'entra), la professoressa McGonagall, Crabbe, Mrs Norris, Filch, Longbottom sono un universo chiuso davanti agli occhi di un undicenne che sfoglia le pagine del libro per la prima volta.
E oltretutto non combaciano coi ben noti nomi dei personaggi facenti parte dei film record di incassi al cinema. Se ci pensiamo, sarebbe assurdo creare al giorno d'oggi un bambolotto di Harry Potter che non abbia le sembianze di Daniel Radcliffe, no?

Inizialmente non ero una gran fan di Harry Potter, ma poi, man mano che andavo avanti con la lettura, mi sono soffermata a riflettere sulla genialità di chi l'ha scritto e anche su quella di chi l'ha tradotto. I nomi delle case, con le loro assonanze e il metro linguistico, i nomi evocativi, i "suoni e visioni" della versione originale trasmessi nella versione tradotta, aprivano nella mente del lettore un universo nuovo, inesistente eppure così vicino.

Non ho ancora letto la nuova versione de "la Pietra Filosofale" e voglio darle una chance. Ma con certezza posso affermare che Oliver Wood non prenderà mai il posto che nel mio cuore è riservato da sempre ad Oliver Baston.

Come La Vedo Io,
XuNie

mercoledì 12 ottobre 2011

Seconda stella a destra...


Com'è che si intitola quella canzone? An end has a start? Beh in questo post io voglio parlare del contrario. A start has an end, sadly.

Senza neanche sfociare in parole deprimenti e banali, tutto (o quasi) finisce prima o poi. E non è necessariamente un male.

A volte qualcosa che finisce significa che un po' si cresce.

Finiscono i giorni dell'adolescenza e del liceo, dove tutto è fico o togo e dove guardando un ragazzo e si dice che bono. Finiscono i giorni in cui le amiche cercano di convincerti che se ti ha guardata è perdutamente innamorato di te (e magari guardava un punto indefinito nello spazio). E finiscono pure le interminabili discussioni su "cosa mi metto per la festa di X?" o le congetture sui mille perché che possono aver portato una persona ad agire in un determinato modo. O le risatine isteriche per uno squillo ricevuto sul cellulare.

Si cresce.

E queste cose non contano più.

Si arriva ad un punto in cui le uniche cose che contano sono quelle reali, tangibili. Dove l'Isola che non c'è lascia il posto a qualcosa che ci sarà. Dove un'offerta di lavoro è più importante del regalo col cuoricino a pois ricevuto per San Valentino. Dove trovarsi una persona con cui condividere la vita e un posto dove stare scavalcano quello stato scritto su Facebook "proprio in quel giorno in cui...".

Le congetture in fondo non portano molto in là. I fatti sì.
E se non siamo abbastanza svegli da accorgercene da soli, forse le persone che ci stanno accanto dovrebbero aprirci gli occhi, per evitare che restiamo rinchiusi nella favoletta della quarta superiore, dove la massima preoccupazione è prendersi un cellulare nuovo di zecca per non sfigurare.
La vita è qui, è ora. Anche se amiamo la nostra casa, la nostra famiglia, a volte è necessario lasciarle indietro per costruire qualcosa di reale. Ma l'amore di sicuro non si dimentica per colpa di qualche centinaio di chilometri. Grazie a tutto quello che abbiamo vissuto, alle persone che abbiamo incontrato, possediamo tutto quello di cui abbiamo bisogno per costruire qualcosa di nostro. Cambiano le storie, cambiano i rapporti, cambiamo persino noi. Ma questa è una conseguenza naturale della vita perché l'adolescenza non può durare per sempre, tutto si evolve per non morire. E non dobbiamo averne paura. Perché prima o poi si deve crescere e smetterla di misurare l'affetto in base alla quantità di cuoricini trasmessi via social network.

This Is How I See It X

martedì 4 ottobre 2011

1+1+1... fa 365!


Eh sì... è successo proprio per caso.
Ma è sempre così, no? Le cose succedono quando meno te le aspetti.

Un po' come è successo a me. Un anno fa non pensavo mai che potesse succedere ed invece mi trovo qui, un anno dopo, testimone di qualcosa che dura ancora dopo tutto questo tempo.
Quando inizi una storia con qualcuno non sai mai come andrà. Ti chiedi sempre se funzionerà, per quanto, se lui sia quello giusto... e io dopo 365 giorni tondi tondi posso dire di aver fatto centro.


IO E IL MIO AMORE SIAMO FELICI DI ANNUNCIARE IL NOSTRO PRIMO ANNO INSIEME :)

Queste cose si costruiscono così, un passo dopo l'altro, possibilmente senza pensare troppo al futuro, ma dandogli fiducia.
Essere arrivati fin qui significa molto per me, ma so anche che questo è solo il primo mattoncino di una vita insieme e che ci saranno tante altre sfide ad aspettarci. Ma se sapremo gestirle come abbiamo fatto finora, probabilmente avremo quello che entrambi desideriamo: la felicità insieme.

I LOVE YOU HONEY!!!

XuNie

lunedì 26 settembre 2011

Bad Habits del Make-Up (A Sad Story)


Buonasera miei cari lettori. Probabilmente se siete uomini di questo post vi importerà poco o niente visto che tratterà di trucco. Ho deciso di stilare una mia personale lista degli errori/orrori più comuni che si vedono in giro, in modo da fornire uno spunto alle persone che mi seguono (ammesso che ce ne siano) per non farlì più. O per limitarli.

Ready?

1) Prima e incontrastata regola del make-up: se non siete capaci è meglio che non vi trucchiate affatto. O meglio, è preferibile optare per qualcosa di semplice, invece di fare dei gran pastoni che rischiano solo di farvi somigliare alla versione farinosa di Moira Orfei. Purtroppo non siamo tutte make-up artist e dobbiamo accettare (a malincuore) questo dato di fatto.

2) Non comprate trucchi a casaccio. Considerate sempre il vostro stile, i vostri toni naturali e la vostra età! Dai, il bianco col glitter va bene massimo fino ai 13 anni ;)

3) Non inventate mai dei look troppo azzardati proprio prima di uscire! Fate sempre una prova per testare le vostre capacità!

4) Non abbinate MAI E POI MAI il colore dell'ombretto a quello del maglione! O meglio, evitate il tono su tono. Ombretto azzurro+maglione azzurro = effetto puffo.

5) Sfumate l'ombretto in qualsiasi modo, ma sfumatelo. Insomma, l'ombretto spalmato su tutta la palpebra si addice solo al teatro di Molière, quindi mettetelo da parte. E lo stesso discorso vale per la famigerata riga secca di ombretto sulla curva della palpebra. NO!

6) L'acerrimo nemico delle donne si chiama eye-liner. Scegliete sempre quello più adatto a voi e non compratene uno qualsiasi perché "una mia amica mi ha detto che è buono". Dovete sempre valutare le vostre capacità, altrimenti rischiate l'effetto circo.

7) Vi prego, dite un gigantesco NO al contorno labbra disegnato con la matita (soprattutto quello a contrasto). Non va più di moda dagli anni '80 e a meno che non siate delle vere artiste vi fa sembrare delle vecchiarde che hanno trovato una soluzione economica al botox.

8) Adottate questo piccolo trucco quando stendete il blush: fate un sorrisino da ebeti per evidenziare le guance e stendetelo poco per volta controllando ogni volta che non sia troppo.

9) Scegliete il trucco giusto per l'occasione giusta. Per il mattino è meglio un trucco rapido e fresco, mentre per la sera potrete osare un po' di più. Non vi presentate a lavoro con uno smokey eye nero a meno che non sappiate eseguirlo alla perfezione. Non credo che i vostri colleghi vogliano avere l'impressione di lavorare con un panda.

10) Questo punto volevo evitarlo perché mi fa male al cuore, ma lo metto lo stesso. Quando stendete il fondotinta controllate sempre la linea tra il viso e il collo. Non è proprio bellissimo andare in giro con la faccia di un colore e il collo di un altro.

Ho sentito spesso gli uomini dire "Preferisco una donna acqua e sapone", ma a mio parere questo accade quando si trovano davanti una specie di Barbie mal truccata o con qualcosa di decisamente eccessivo. In effetti non li ho mai sentiti lamentarsi di quanto sia brutta Rihanna col trucco o di quanto Cameron Diaz sarebbe più carina acqua e sapone. Credo semplicemente che sia una questione di abilità. D'altronde le star vengono truccate dai migliori make-up artist degli States. E nessuno si lamenta.
Con questi primi dieci punti credo di aver esaurito i principali errori che ho visto in giro. Neanch'io sono esperta del settore, però un po' di esperienza me la sono fatta. Provando e riprovando i trucchi per ore davanti allo specchio o su amiche e parenti :) non è impossibile riuscire a far qualcosa di carino, serve solo un po' di pratica. E di umiltà. Basta riconoscere i propri limiti.


xoxo

XuNie

mercoledì 31 agosto 2011

Comfortably Always the Same...





Ci sono quelle cose che non cambiano mai.
Tipo zio Nicolas con la band.




Non ricordo neanche quand'è stato il primo concerto che ho visto, dovevo essere molto piccola. Il primo ricordo che ho è questo: piazza Saliceti, a sinistra del palco, seduta sul marmo. "Ora eseguiremo un brano di Ivan Graziani" "Evviva" - pensai - "questa la so!". E invece no, non la sapevo. Mi arrabbiai subito perché non avevano scelto una di quelle che sapevo. E ora, anni dopo, quella è una delle canzoni di Ivan che più apprezzo: Fuoco sulla collina.

E poi Stefano, Paola, Valentina, Silvia, Maurizio, io, Giulia... e anni dopo Marco, Quique...

E tanti, tanti pezzi dei Pink Floyd. Che mi facevano arrabbiare perché non finivano più. Poi la pausa per la sigaretta, tutti giù dal palco. Arriva Gianfranco che saluta mio padre, si danno una stretta di mano e poi un abbraccio di quelli "da maschi". "Grande!" si dicono a vicenda. Passano pochi minuti e sono già tutti di nuovo ai posti di combattimento, con gli strumenti. Noi, in prima fila. Dietro, qualche centinaio di spettatori.

Papà, mamma, Tiziana, Paolo, Lella, Gianni, Lucilla...

E ancora tante canzoni. Senza parole, di Vasco Rossi, registrata nel mio vecchio Samsung grigio. Il solito fumo che confonde la visuale e nasconde la gente. Alla fine, immancabilmente la presentazione dei componenti del gruppo e l'annuncio dell'ultimo brano: Comfortably Numb. La dedica, come sempre, a Giampaolo.

Hello, is there anybody out there?

E poi finisce la musica, finisce il fumo, finiscono le dediche. Sotto il palco gli ultimi saluti. Finiti anche gli acuti di Zio Nicolas che viene a salutarci col solito sorriso. Ma l'ultimo ad arrivare è sempre Gianfranco, che arriva e ci stringe la mano. Ha qualche capello bianco in più rispetto all'ultima volta, ma certe cose proprio non cambiano mai.

XuNie

domenica 28 agosto 2011

Destination Calabria


Quest'anno, grazie al tour delle regioni del sud Italia, ho spuntato un'altra casellina su quelle che mi mancano da visitare: la Calabria.
In realtà non è che possa dire di averla visitata tutta, però ho organizzato questo viaggio -anche- per conoscere una terra di cui ho sentito tanto parlare, ma che non avevo mai visto prima. Dico "anche" perché il motivo principale per cui l'ho visitata è stato andare a trovare la mia dolce metà.
Già da fine giugno ero riuscita a prenotare il biglietto del treno, quindi ero tranquilla di partire e di poter passare una settimana di vacanza tranquilla insieme a lui.
E INVECE NO!
Ti pare che non ci si mette di mezzo un mega-giga incendio alla Tiburtina? Vi dico solo che ho rischiato di non partire e che quella leggera forma d'ansia che mi contraddistingue ha subito un bruttissimo colpo. Nessuno sapeva dirmi cosa dovessi fare, i box informazioni erano a dir poco strapieni, le biglietterie manco a parlarne. Ho iniziato a chiedere a chiunque se si stesse recando in Calabria nel tentativo di trovare qualche sventurato che, come me, rischiava di non trovare il treno. Alla fine, dopo un'ora di pellegrinaggio (e di contro-maledizioni inviate a chi mi ha fatto il malocchio, perché so che da qualche parte ci sei!) sul tabellone degli orari è apparso il mio treno, che magicamente da Intercity era diventato un Espresso! -mistero della fede-
Con solo un'ora di ritardo sono riuscita a partire, così da evitare al mio omino di venire a prendermi fino a Roma :) poi ci sono state giusto quelle 6 ore di viaggio in cui ho approfittato per fare conoscenza di mondi e culture. C'era persino una ragazza di Forlì.
Per farvela breve, ero su quel treno dalle 13.4o e solo alle 20.00 è apparso davanti a me il celeberrimo cartello blu con scritta bianca "Paola". Cara Paola, non so chi tu sia, ma sono immensamente felice di vederti.

E lì c'era lui ad aspettarmi! :) Che gioia vederlo! Solo sei ore prima pensavo che avrei dovuto rimandare il viaggio e invece finalmente mi trovavo lì!! Inutile dire che ho avuto una calda, caldissima accoglienza da tutti quanti.
Nei giorni successivi ne abbiamo approfittato per andare un po' al mare, che come saprete, è di sassi. L'acqua era splendida, ma per chi come me ha un difficile rapporto con l'acqua alta è un problema!
Poi c'è stata la grigliata di Ferragosto (quanto ben di Dio!!) e subito dopo la partenza per Bagnara, comune di poco più di 10 mila abitanti che tanti anni fa diede i natali a Mia Martini.
Se ne sentono tante sul sud, su quelle strade distrutte, i paesaggi distrutti dagli incendi, ma vi posso dire, che viaggiando per quelle strade ho avuto modo di osservare un panorama che avevo visto di rado.
A dir la verità mi sto ancora chiedendo se la gita a Bagnara sia stata pianificata con l'intenzione di farmi ingrassare, ma mi vedo costretta a dare un gigantesco + all'industria dolciaria del posto! Fortunatamente il mio metabolismo ha deciso di collaborare e ho preso solo mezzo chilo.
Episodio da ricordare avvenuto sul lungomare una sera: vi ricordate la ragazza di Forlì che ho conosciuto in treno? Beh, l'ho incontrata che passeggiava col suo ragazzo. Inutile dire che è stato un incontro a dir poco surreale. Vivo a Forlì da cinque anni e poi vado a incontrarla in Calabria, quando né io, né lei eravamo scese nelle vicinanze.
Anche a Bagnara sono stata accolta nel migliore dei modi, comunque. Ho conosciuto tante persone che mi hanno fatto sentire a casa, ma vorrei sottolineare il commento della nonna: Ciao cara, sei bellissima, ti auguro tante cose buone. (Lo so, non c'entra con la Calabria, ma mi fa salire l'autostima!)
Unico momento negativo della gita è stato il tentativo fallito del mio ragazzo di uccidermi. Ma questa è un'altra storia.

Una volta tornati da lì, la vacanza mi è passata volando, ma non importa perché ho avuto occasione di conoscere di persona la famiglia del mio amore e soprattutto ho avuto modo di farmi conoscere.
Quando mi sono svegliata, sabato mattina, ho chiuso di nuovo gli occhi sperando che non fosse già ora di alzarmi.
La vacanza era finita e dovevo andarmene da lì. Non è stato semplice accettare di dover andar via, ma ringrazio il Cielo per aver avuto questa possibilità. Stare una settimana intera con lui è una cosa che non era mai capitata, ma è servita a farmi capire che non vedo l'ora che tutto questo si trasformi nella normalità.

XuNie

sabato 23 luglio 2011

Turn Back Time.


Quand'ero bambina ero tendenzialmente una persona autoritaria. Come dimenticare i giorni di gloria all'asilo, quando io e il mio -allora- fidanzato rubammo alle maestre la borsa dei giochini sequestrati per poi restituirla ai nostri compagni?
In più non mi piaceva essere trattata come una bambina, anche se ero perfettamente consapevole di esserlo. Volevo fare le cose che facevano gli altri.
Quando qualcosa non mi andava bene facevo i capricci e sentivo che le attenzioni che ricevevo non erano mai abbastanza. Ma a posteriori mi rendo conto che erano solo idee mie e che di attenzioni ne ricevevo eccome.
Non avevo la cognizione del valore dei soldi, ma capivo che erano qualcosa di importante che andava custodito gelosamente.
E quando qualcuno mi prendeva in giro mi chiudevo un po' in me stessa per qualche ora, ma poi tornavo come prima.
Alla fine siamo tutti un po' bambini, no? E anche quando cresciamo, torniamo tutti bambini, vero? Ma il tempo può tornare indietro? Ho scritto queste considerazioni mentre formulavo un pensiero: io quando ero piccola ero così. Com'è mia zia adesso. Mia zia, una bimba di 92 anni.

XuNie

domenica 26 giugno 2011

Sarà pure banale...

... ma ogni tanto mi chiedo cosa sia che fa finire l'amore.

Certe volte mi domando dove sia quel punto di contatto che porta due persone dall'amarsi follemente a non volerne più sapere l'una dell'altra. Ma perché?
Cos'è che all'improvviso impedisce di gioire solo guardandosi negli occhi? Cos'è che non ti fa più credere nella possibilità di un futuro insieme a quella persona? Cosa?
Io mi chiedo esattamente questo.
Perché quando due persone arrivano al matrimonio, si presuppone che dietro ci sia qualcosa di forte e consolidato. E invece poi si arriva a questo. Che purtroppo fa paura, perché è una realtà.
Ma dico io... sarà possibile che due persone di punto in bianco si svegliano una mattina e decidono che non si amano più? Dopo tutto quello che c'è stato poi...
Io proprio non riesco a spiegarmelo...

This Is How I Can't See It...

giovedì 26 maggio 2011

The Final Countdown



Ok, siamo tutti d'accordo. Forse gli Europe non apprezzeranno la mia citazione. Il fatto però è che non avrei potuto scegliere titolo migliore per raccontare quello che sta succedendo nella mia vita in questo momento. Certo il fatto che stia succedendo non vuol dire che io l'abbia del tutto assimilato.




Beh basta coi misteri. Mi mancano due esami per finire la Magistrale in Traduzione Specializzata. Due esami e tutto questo diventerà solo una pagina del mio passato. O un capitolo. Facciamo un'enciclopedia. Sì, forse chiamarla enciclopedia è la cosa più giusta. Perché in qualche modo, in questi cinque (mila) anni, qualcosa ho imparato.




Ricordo tutto quanto fin dall'inizio. La paura di non trovare l'aula, la ressa davanti all'aula magna del Sid, poi finalmente la ressa (giusta) in via Oberdan. Poi ricordo che c'era una ragazza pugliese che rimase sconvolta all'idea che io sapessi esattamente dove si trovava Ostuni, la città dalla quale proveniva. Ricordo persino la mia espressione quando lessi sul tabellone che la mia prima lezione sarebbe stata Storia contemporanea. Accidenti alla storia. Ma fondamentalmente nessuno stava capendo nulla di quello che accadeva e così mi ritrovai con Emma, Erika e un ragazzo biondo dentro la famigerata aula computer. Quel ragazzo biondo si chiamava Raffaele, veniva da San Marino e lo memorizzai subito nella rubrica cerebrale visto che in quel periodo ero ancora una fan sfegatata di Manuel Poggiali. Poi tornando nell'edificio principale fu Erika a presentarmi quella che ancora oggi è una delle migliori persone che la SSLMiT mi abbia fatto conoscere: Anna. La Roscia. E da lì fu tutta una specie di catena... Ivana, la ragazza che sorrideva sempre, Valentina, la romana, Chiara, Sai, la pugliese e infine Angela, quella che una laurea ce l'aveva già e faceva le nottate per studiare per l'esame di avvocato.


Questo però non vuol dire che sia stato tutto rose e fiori perché se è vero che nel mio bagaglio mi porterò ricordi positivi, non posso negare di averne anche molti negativi.

Non dimenticherò mai le notti insonni per gli esami di Trattativa Inglese, dove ci convincevano di valere poco più di niente, non dimenticherò le Traduzioni Editoriali, dove ci sentivamo dire "banale e inutile". Credo che non dimenticherò nemmeno il costante stato d'ansia e agitazione che questa facoltà ha portato nella mia vita. E le persone brutte, competitive e vendicative che purtroppo ho dovuto conoscere e affrontare.

Però, in fin dei conti il rovescio della medaglia è positivo. Non credo che nella vita mi abbatterò tanto facilmente, dopo aver avuto a che fare con questa gente per cinque lunghissimi anni.

Un ringraziamento va a chi, per tutto questo tempo mi è sempre stato vicino e a chi l'ha fatto solo negli ultimi anni, ma pur sempre con il cuore. Senza di voi non sarebbe stato possibile arrivare fin qui e ora che finalmente vedo la fine di quest'esperienza posso davvero dire che a qualcosa è servita.

Non so se sarà possibile continuare a vederci o a condividere momenti importanti delle nostre vite, però sappiate che io vi porto nel cuore. Perché un'enciclopedia non si cancella. Noi Traduttori lo sappiamo bene.


X.

mercoledì 6 aprile 2011

Quando Ti Innamori...

... prima o poi arriverà il principe azzurro. Poi quando ti innamori non capisci più niente, ti senti le farfalle nello stomaco, hai gli occhi a cuoricino, vivi sulle nuvole.


NO.

Permettetemi di dissentire.


Il principe azzurro non arriva e soprattutto non è (quasi) mai azzurro. Anche perché diciamocelo, è un colore insolito persino per una persona non eccessivamente alta, come me. Per esperienza personale, se te ne stai con le mani in mano, il principe azzurro te lo puoi pure sognare. Credi quanto vuoi al destino, ma quello non è acqua di Lourdes. Un po' di tuo ce lo devi mettere.



Quando ti innamori capisci delle cose diverse. E non subisci alcuna mutazione psicofisica. Semplicemente entri in un'ottica differente che magari fino a quel momento non avevi mai provato o considerato e che non avresti mai potuto capire se te l'avessero spiegata. Perché quando ti innamori entri in una dimensione diversa, terrena, ma difficile da definire.



Quello che cambia quando ti innamori è che hai bisogno dell'altro. E ne hai bisogno sempre, come l'aria. E se non ce l'hai ti manca, like the deserts miss the rain. Quando vivi un sentimento profondo, tutte le sensazioni ad esso legate sono amplificate. Da uno diventano cento e un giorno di lontananza sembra una settimana. è un sentimento così prezioso, ma allo stesso tempo tanto fragile, che va alimentato di giorno in giorno. Significa talmente tanto che pur di non perderlo si farebbero sacrifici, salti mortali, capriole, carte false... vedetela come volete, ma il gioco vale la candela. Se non si è disposti a questo, forse non vale la pena neanche tentare.


Perché questo è qualcosa che ti ripaga. Svegliarsi al mattino con la consapevolezza di essere veramente importante per qualcuno, quel qualcuno per cui farsi belle per uscire o che ti rimbocca la coperta quando stai male, ti fa sentire bene. Guardare negli occhi di quella persona e leggerci dentro le stesse emozioni che provi tu, sapere quello che pensa senza che lo dica e fare un piccolo gesto qualsiasi che può renderla felice senza volere nulla in cambio, ti fanno capire che sì, ne vale la pena.



E se a questo punto della lettura non vi siete già annoiati o non avete ancora pensato che in queste riflessioni ci sia dentro troppo miele... allora forse siete un po' come me, nei sentimenti ci credete ancora... e riuscite a condividere questo stato d'animo che finalmente -dopo tanto tempo- riprovo, perché non è un gioco, non è un capriccio. Semplicemente è parte di me.



I exist, I'm alive.



This is How I See It...



X

sabato 2 aprile 2011

Ho Voglia di TE...st!

Stasera, all'insegna della futilità, ripropongo un test che avevo fatto quando ero a Madrid. [ADESSO] SONO: appena tornata da Bruxelles SENTO: una gran fame CERCO: di capire come passare le prossime 24 ore MI SENTO MALE: al pensiero che manchi tutto questo tempo al fine settimana BALLO: non ne ho la forza CANTO: rolling into deep di adele. ce l'ho in testa da giorni. PIANGO: se penso che mi manca il mio tesoro. [SI O NO?] TIENI UN DIARIO: sì ma ultimamente lo sto trascurando, mea culpa TI PIACE CUCINARE: solo i dolci HAI UN SEGRETO CHE NON CONOSCE NESSUNO: non credo TI MANGI LE UNGHIE: ho smesso a 6 anni dopo che mia mamma mi ha comprato le ballerine volanti CREDI NELL'AMORE? ciecamente [CHI E'?] LA PERSONA PIU' STRANA CHE CONOSCI: si può fare un elenco? LA PIU' SEXY: io, ovviamente. LA PIU' INCASINATA: idem come sopra. L'INSEGNANTE PIU' NOIOSO: ne ho avuti veramente troppi, ma il più recente direi traduzione inglese attiva. TI VUOI SPOSARE? tra qualche anno magari sì TATUAGGI? no TI SENTI BENE IN COMPAGNIA DEI TUOI GENITORI: starei male se non ci fossero TI PIACCIONO LE TEMPESTE: *spoiler banalità* in casa, sotto le coperte, con un uomo o con un libro ahahah [A CHE PENSI SE VEDI QUESTO NOME] MARTA: al nome fasullo che uso sempre CLAUDIA: alle mie cugine ALE: il batterista delle Vibrazioni JUSTIN: Timberlake!!!! DANIELE: vuoto ELISA: una compagna di corso NUMERO: 9 COLORE: arancio GIORNO: sabato CANZONE: rolling into deep. è il trip del momento STAGIONE: primavera SPORT: basket CIOCCOLATA AL LATTE O CALDA? al latte, nettamente LATTE, FONDENTE O CIOCCOLATA BIANCA? latte [NELLE ULTIME 24 ORE] HAI PIANTO? no HAI AIUTATO QUALCUNO? non credo HAI COMPRATO QUALCOSA? sì, decisamente PARLATO CON UNA? sì HAI SCRITTO IN UN GIORNALE? no TI E' MANCATO QUALCUNO? sì, ma non solo nelle ultime 24 ore. HAI ABBRACCIATO QUALCUNO? no, purtroppo HAI LITIGATO CON I TUOI GENITORI? no HAI LITIGATO CON UN'AMICO/A? no [VARIE ED EVENTUALI] COSA VORRESTI SCRITTO SULLA TUA LAPIDE? qui riposa la Diva, naaa scherzo, è troppo presto per pensarci COSA PENSI DEI REALITY? alcuni sono obiettivamente privi di senso GUARDI LE STELLE? spessissimo QUANDO PARLI CON UNA PERSONA, LA GUARDI NEGLI OCCHI? sempre SE TI UBRIACHI PERCHE' LO FAI? tendo a non farlo perché non mi da' alcuna soddisfazione SEI SEMPRE CONVINTO DELLE SCELTE CHE FAI? non semprissimo ODI QUALCUNO? sì e me ne rammarico COSA PENSI DI FARE SE QUALCUNO FA LA SPIA? mi vendico DOVE ANDRAI IN VACANZA QUEST'ESTATE? da qualsiasi parte, ma con la tesi sotto il braccio STRACCHINO O PHILADELPHIA? stracchino, much more natural STORIA O MATEMATICA? aborrrrrro PISCINA O MARE? montagna :) SOLE O LUNA? luna... xunah :) INIZIO O FINE? inizio... si spera!!

martedì 29 marzo 2011

M A I

ecco. ci risiamo. è tornato. il senso di inadeguatezza è tornato. nunca acierto. vi è mai capitato di trovarvi davanti all'opportunità della vita? e di doverla rifiutare? io ce l'ho qui, nell'inbox di hotmail, fresca fresca. ciao, vogliamo incontrarci? no scusi, sarò a Bruxelles a farmi dire quanto la mia esperienza traduttiva valga zero. e io vorrei dire questa cosa a qualcuno. come faccio a sbagliare clamorosamente anche quando mi sembra di aver fatto la sceltà più giusta? perché nella mia vita non succede mai niente e poi succede tutto di colpo? ma soprattutto, quando mi ricapiterà di nuovo? M A I MAI non è una bella parola. ma purtroppo ultimamente la sento spesso. e io vorrei solo dirlo a qualcuno. credo che sceglierò la mia papera storpia di peluche.

mercoledì 19 gennaio 2011

Almeno Le Porte Restano Aperte...

"L'Alprazolam è un ansiolitico della famiglia delle benzodiazepine, viene usato contro gli attacchi di panico e diversi disturbi da ansia. Ne attenua i sintomi (tachicardia, malessere, sudorazione), ma deve esserne evitato l'uso prolungato oltre le due settimane perché il farmaco induce dipendenza psicologica. Viene anche usato per curare i sintomi dell'agorafobia."

Come con le figurine: ce l'ho. ce l'ho. ce l'ho. mi manca.
Anzi no, non mi manca proprio. ce l'ho.
Ce l'ho ma con chi? Io vorrei proprio saperlo.
A me non piacciono le parole che finiscono in -am. è un suffisso che proprio mi provoca prurito cerebrale.
Sarà forse colpa di quelle persone che ho intimorito senza neanche respirare se ora sono io a trovarmi con il fiato corto?
O forse sarà per merito di chi, da egoista doc, accusa me di essere un po' troppo self-concerned?
E l'inutilità del corso di multimediale spagnolo p.v. di certo fa la sua parte.
Per non parlare della voglia di emergere, di farmi notare, di lasciare il segno, insomma, vedetela come volete.
Se poi questa voglia non è strettamente legata agli studi che da cinque anni a questa parte mi tolgono la vita... è un problema?
Sì però non ti mette il pane in tavola. "How can you know it if you don't even try?" Riflessioni sconnesse, parte prima. O forse sono tutte più connesse di quanto possa sembrare.
Sta di fatto che per il momento io e Alprazolam non abbiamo niente da spartire. Io per la mia strada, tu per la tua.

lunedì 17 gennaio 2011

Nebbia


Nebbia fitta di colpo assale

quel poco che di me rimane.

Copre me, la voglia di restare,

nutrendo la necessità di partire.

E seppur poco, mi lascia respirare,

fin quando la vita ricomincerà a fluire.

domenica 9 gennaio 2011

Una valigia

... come si fa a mettere tutto questo in una valigia? Come fai a rinchiudere un mese di puro e sano divertimento con amici e famiglia dentro una scatola? Io penso seriamente, stavolta, di non poterci riuscire.
Domani, anzi, tra meno di dodici ore per l'esattezza, dovrò riabituarmi all'assenza di tre persone importantissime per me. E poco conta che almeno due di queste si troveranno comunque in Italia... siano cento o mille chilometri, il solo fatto di non averle intorno tutti i giorni e di non poter organizzare qualcosa semplicemente alzando la cornetta, mi farà star male.
Questo perché arriva un punto in cui i tuoi amici diventano la tua famiglia... e vorresti che fossero sempre con te, in ogni momento, per condividere tutto quello che succede. E non via telefono, chat o qualsivoglia mezzo di comunicazione a distanza.
E invece, tra meno di dodici ore msn, facebook, skype e last but not least, la noi wind sms, diventeranno le uniche armi di difesa contro la solitudine cosmica che -con ogni probabilità- mi assalirà già nelle prossime ore.
Io resterò ancora qui per un po', a pensare... tanto di tempo ne avrò.
Forse verserò anche qualche lacrima, che tanto ormai, le mie sono un must.
E vorrei solo avere una valigia più grande. Per portare tutti con me.

This Is How I Feel It

XuNie-Blue

lunedì 3 gennaio 2011

Gente Che Non Spera

... mi fanno tristezza le persone che si accontentano. Quelle che si lasciano assorbire da una vita che non gli piace, o che li soddisfa poco, solo a causa della convinzione di non poter avere di più. Quelli che si rinchiudono in una relazione semplice e senza pretese, per paura di doversi scontrare con qualcosa di più complicato, ma molto migliore. Queste riflessioni le faccio in un momento in cui, vicino a me, vedo una persona che si sta spegnendo, solo per sentirsi sicura di non essere abbandonata. E mi fa tristezza ripensare a quello che diceva di volere accanto... perché è l'esatto contrario di ciò che ha scelto... e l'unica spiegazione che so dare a questo avvenimento è che abbia paura di mettersi di fronte a una storia -forse- più complessa e affrontarla.
E non è certo la prima volta che mi capita di accorgermi di atteggiamenti di questo tipo da parte di persone che mi circondano. La cosa mi fa arrabbiare, perché sto citando di nuovo nel mio blog una persona che non merita neanche un millesimo delle mie attenzioni, ma LEI è stata di certo la prima a farmi riflettere su questo argomento. Al liceo eravamo studentesse promettenti, sognavamo l'università, la carriera, poi -forse un giorno- una famiglia e serate insieme, vacanze insieme... niente di tutto questo si è realizzato, perché lei ha deciso di impacchettare i suoi sogni e progetti, riponendoli nel punto più irraggiungibile dell'armadio, solo per stare con chi le tarpa le ali.
Questo putroppo, a mio avviso, non capita solo nella sfera sentimentale. Ricordo di aver sentito qualche anno fa, una compagna di corso che parlava dei suoi obiettivi futuri. Non ne aveva. Nonostante frequentassimo la migliore facoltà d'Italia per quanto riguarda il nostro ambito, lei non aveva alcun obiettivo da raggiungere. Le sarebbe bastato un lavoretto qualsiasi. La prospettiva mi fece rabbrividire. Dopo tutta la fatica, i sacrifici, le notti insonni, gli esami uno dietro l'altro e le crisi esistenziali che la facoltà ci aveva causato... lei non aveva alcun obiettivo da raggiungere.
Io spero di non arrendermi mai tanto facilmente. Perché anche se può sembrare una frase fatta, penso che nel momento in cui deciderò di smettere di provare, vorrà dire che mi sto spegnendo. Dopo essere arrivata fin qui con le mie forze, mirerò sempre al meglio. C'è chi ha investito per me e per i miei obiettivi e penso di dovere anche a loro la soddisfazione di vedermi provare, perché so di poter arrivare lontano. Ma soprattutto perché non vorrei mai nella mia vita guardare indietro e avere il rimpianto di non averci provato.
This Is How I See It...
Xu