lunedì 23 gennaio 2012

Salvate il Soldato Schettino.

Scrivere questo post un po' mi rammarica perché pensavo che noi italiani avessimo imparato qualcosa dai nostri errori, ma sembrerebbe proprio di no.
Accade l'ennesima tragedia ed ecco che su Facebook, Twitter e simili inizia la caccia all'uomo e si vedono scene (o per meglio dire: post e trend) impietose.
Tendiamo sempre più spesso ad atteggiarci a giudici quando giudici proprio non siamo. I processi ormai non si fanno più in tribunale, ma sui social network.
Io penso che a parlare siamo bravi tutti.

Stavolta è toccato a un uomo di nome Francesco Schettino, comandante (fino a una settimana fa) della Costa Concordia. Ma forse queste informazioni sono superflue, visto che tutti sappiamo come stanno le cose.

Sono d'accordo anch'io: un uomo che decide di fare questo lavoro deve essere pronto a tutto e deve tener fede alla parola data. Quindi non deve abbandonare mai la nave. Sono d'accordo. Ma penso anche che certe volte non credi che possa mai capitare a te.
Questa non vuole essere una giustificazione, sia chiaro, ma non posso nemmeno permettermi di puntare il dito contro un uomo che ha ceduto alla paura. Nessuno di noi può sapere cosa abbia provato quell'uomo nel momento in cui la sua nave affondava.
Ed è per quest motivo che nessuno di noi può permettersi di giudicare, soprattutto se i giudizi vengono dati senza avere alcun rispetto per la famiglia e i cari del Comandante. Così come è stato fatto per Sarah Scazzi, per Yara Gambirasio e senza andare neanche tanto lontano, per Roberto Straccia. Queste sono cose private e tali devono restare.

Non siamo noi i giudici supremi, non siamo noi a dover dire se ha sbagliato. Ognuno può avere la sua opinione, questo è certo, ma poi spetta a chi di dovere prendere una decisione. Fino a quel momento, invece di creare fan page di dubbia intelligenza o condividere status accusatori, dovremmo stare zitti in rispetto sia della famiglia di quest'uomo, sia delle vittime della tragedia.

Questa è l'ennesima dimostrazione di come noi italiani affondiamo da soli la nostra barca (e mai metafora fu più azzeccata). In Inghilterra, Francia, Stati Uniti ridono di noi e noi cosa facciamo? Alimentiamo il fatto dando materiale ai giornalisti stranieri per deriderci. Un comportamento davvero maturo. Non vi rendente conto che così facendo non ci rimettono solo i vari Schettino e Misseri, ma anche noi tutti? La nostra immagine è gravemente deteriorata anche grazie a questi infantili comportamenti che spesso adottiamo volendo interpretare un ruolo che non ci spetta. Come del resto fanno anche molti, troppi programmi tv che mettono in scena veri e propri processi senza averne la facoltà.

Non credo che Schettino sia privo di colpe o che sia un santo. Dico solo che meriterebbe un trattamento da essere umano. Anche se ha fatto un errore. O due. O cento. E soprattutto dovrebbe essere processato da un giudice, non da alcuni internauti moralisti senza una Laurea in Legge.

This Is How I See It.

X.

sabato 14 gennaio 2012

Che bello che sai le lingue - Storia della mia vita


Le lingue sono l'unica cosa con cui non ho mai avuto un rapporto conflittuale. Io le amo e loro amano me.
In fin dei conti studio l'inglese da quando avevo solo 3 anni e non mi è mai passato per l'anticamera del cervello di smettere (tranne forse una piccola pausa tra il secondo e il terzo anno di liceo in cui volevo fare la parrucchiera).

All'inizio pensavo di avere una passione, ma poi col tempo ho capito che si tratta di una vera e propria malattia, sono poche le lingue che non mi interessano affatto. E sono tantissime quelle che ho cercato di imparare.
Non lo dico tanto per dire; tra i miei tentativi ci sono danese, tedesco, giapponese, portoghese, islandese e russo. Alla fine però quelle che parlo davvero e di cui mi occupo sono l'inglese, lo spagnolo, il francese e il serbo. (oooooh davvero parli il serbo? e com'è?)

Proprio ieri è successo l'ultima volta l'episodio che da' il titolo a questo articolo. "Che bello però che sai le lingue." mi ha detto la commessa di un negozio di abbigliamento.
Quando ho cominciato l'università lo pensavo anch'io, ma adesso, che ho iniziato a cercare lavoro, mi rendo conto che evidentemente questo non basta. Quando elenco le lingue che conosco, partendo dall'italiano, mi sento dire "va be' quello è scontato" e poi quando finisco aggiungono "e basta?".

SCONTATO?? E BASTA?? Mi scusi mio caro signore dietro la scrivania, ma io non darei l'italiano per scontato, visti i tempi che corrono e poi due lingue a livello ottimo e due a livello buono non mi sembrano cosa da poco, altrimenti questo lavoro potrebbe anche farselo lei.
Comunque per non farsi mancare niente, queste figure mitologiche meglio note come datori di lavoro, non si fermano qui. Ormai sempre più spesso capita che chiedano "va be', oltre alle lingue cosa sai?" OLTRE??
Queste persone purtroppo ignorano quale sia il duro percorso di un traduttore. Non essendo dei tecnici, infatti, i traduttori vengono educati in modo da essere capaci di tradurre testi di qualsiasi genere e riguardanti qualsiasi argomento.
Pertanto, rifacendomi a un articolo che lessi al primo anno di università, mi piace affermare che il traduttore è contemporaneamente un ingegnere, un avvocato, un economista, un giurista, uno scrittore e via dicendo... per dirne un'altra, senza i traduttori, colossi della letteratura straniera come Shakespeare, Goethe, García Lorca, Tolstoj, sarebbero rimasti nei loro confini nazionali. E invece, grazie a delle persone il cui compito è quello di raccontare una cultura in un'altra lingua, ci è stato possibile apprezzare i loro capolavori.

Però evidentemente questo non basta. Si ha poca fiducia nella nostra formazione e nel modo in cui svolgiamo il nostro lavoro. E fa rabbia perché solo noi traduttori sappiamo cosa vogliano dire cinque anni di SSLMIT.
Per questo vi chiedo, per favore, di non dire più il solito "che bello però che sai le lingue", ma piuttosto di trasmettere questo mio pensiero a chi conoscete e alle persone con cui parlate di modo da far crescere la consapevolezza di cosa sia questo mestiere tanto utile quanto bistrattato.

This Is How I See It
X.

lunedì 9 gennaio 2012

Un Sogno ce l'Abbiamo Tutti

Ognuno di noi ha i propri sogni, no?

Io da piccola volevo fare la cantante o la maestra.

Invece Nelly è brava a scuola e sogna di poter comprare degli animali. E ha un nuovo paio di scarpe.

Guille è una piccola peste, ma adora Ben 10 e vuole poter stare sempre con gli amichetti.

Konakala Jhansy ha dei gran bei vestiti colorati e nella vita sogna di diventare maestra di matematica.

Anthony invece ancora non sa cosa farà da grande, ma per ora si fa coccolare dalla nonna.

E poi c'è Cami, la mia piccola. Cami vuole venire in Italia, ma è troppo lontano, allora disegna. Se la disegna da sola quell'Italia troppo lontana, sperando che un giorno il sogno diventi realtà, come nelle favole con le quali si addormenta la sera.

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