giovedì 12 luglio 2012

"Amico, facciamolo!"

Qualche giorno fa, durante una chiacchierata come un'altra sono finita a parlare di traduzione filmica con Rocco e Achille.
Tutto è nato quando Rocco ha ironizzato sui vari "amico", "fratello" che siamo costretti a sentire ogni giorno nei vari prodotti multimediali che ci arrivano dall'industria cinematografica statunitense.
Per loro ovviamente la conversazione poteva chiudersi lì, con una risata corredata da un "è vero!", ma per me no. Hanno svegliato il can che dorme. E così, cari follower del mio blog, ora vi sorbirete le mie considerazioni in merito alla -scellerata- traduzione filmica alla quale assistiamo quotidianamente.

Al contrario di quanto si possa pensare, quello del dialoghista (o dell'adattatore) non è un lavoro poi così semplice. Come ogni atto di traduzione possiede anch'esso delle regole che vanno rispettate, per creare un prodotto omogeneo e facilmente fruibile.
La prima e fondamentale restrizione che mi viene in mente è quella temporale. Difatti, trattandosi di doppiaggio o sottotitolazione, il dialoghista dovrà necessariamente rispettare i tempi dell'originale. E come questa restrizione ne esistono molte altre... ma non starò qui a indicarvele tutte perché questo post non vuole essere un articolo accademico.

Personalmente, quello che trovo più fastidioso -oltre agli "amico" e ai "fratello" di cui sopra- sono le ripetizioni di pronomi personali e aggettivi possessivi. A chi non è mai capitato di vedere una scena con un incidente catastrofico e la protagonista che gridava "Il mio braccio! Il mio braccio!"? Forse i profani non ci troveranno nulla di strano, ma un esperto del settore noterà subito che il possessivo è pleonastico. Di quale braccio starà mai parlando se non del suo? Provate per un attimo a rifletterci su. Suona più naturale "il mio braccio" oppure "my arm"?
Per quanto riguarda invece i pronomi personali non c'è niente da aggiungere. In italiano non è necessario ripeterli, se non in rari casi, quindi perché farlo? Oltretutto si rischia di perdere secondi preziosi così facendo.
E cosa dire poi dei vari "facciamolo" che capita di sentire in giro? Secondo voi può trattarsi di un calco dall'inglese "let's do it"? Io dico di sì. E last but not least, come non citare "Sono eccitata!!" che traduce "I'm excited!!". Non notate qualcosa di strano nella versione italiana? La versione italiana ha una connotazione sessuale anche abbastanza esplicita che per me è inaccettabile in un telefilm o film, magari col bollino verde.
Altro elemento fastidiosissimo sono gli abbagli. Vi racconto questa scena. Sto guardando MTV, Made. La ragazza vuole diventare una ballerina e poco prima di un'esibizione la sua allenatrice le dice "Break a leg". La traduzione è stata "Rompiti una gamba". Proprio così. Oltre all'assurdità dell'augurare a una ballerina di rompersi una gamba... fare un po' di ricerca no? Break a leg è l'equivalente del nostro "In bocca al lupo". Traduzioni come questa dimostrano la scarsa competenza di chi si trova a fare questo lavoro, lasciando magari a casa persone più qualificate e capaci.

Con questo mio post non voglio attaccare nessuno, voglio solo evidenziare una situazione che mi infastidisce parecchio perché, come molti di voi sapranno, la mia aspirazione per il futuro è lavorare in questo campo. Mi sconcerta vedere che ci sono persone che fanno questo lavoro pur non avendo la minima idea di come si faccia. O che non abbiano mai letto "The golden rules of subtitling". O che non abbiano nessun tipo di esperienza di traduzione.
Infine vorrei aggiungere che questo post è diretto anche a chi mi reputa troppo pignola davanti alla TV. Purtroppo non posso farci nulla perché come ho detto è impossibile che io non noti certe cose. Ed è altrettanto impossibile che non mi diano fastidio.

Provate a chiedere a qualsiasi altro traduttore...

This Is How I See It...

XuNie