
Dear friends,
ormai il blog sta diventando il mio piccolo angolo per gli sfoghi.
Eh già... stavolta mi sfogo su una questione a me tanto cara: la grammatica. Anzi, non solo. Questo post riguarda anche la scrittura.
Come ben saprete, da quasi un mese sono entrata a far parte della redazione di Total Free Magazine su Facebook (like us!) e mi occupo della sezione spettacolo. Scrivere per un giornale mi sta portando a riflettere molto su questioni di scrittura e leggibilità.
Sarà per il tipo di studi che ho fatto, ma quando mi trovo davanti a un testo, io non vedo solo parole. Io vedo una complessa trama fatta di tanti elementi. Solo che scrivere è un po' come fare un maglione: se salti un punto, il maglione viene fuori col buco. E credo che nessuno vorrebbe un maglione col buco, no?
Mi spiego meglio: capita sempre più spesso di vedere in giro per il web articoli di dubbia qualità che vengono giudicati dai più come "ottimi". Ma io mi chiedo dall'alto di cosa queste persone diano questi giudizi. Sei forse un linguista? No. Un letterato? No. Certo, la cosa importante è che gli articoli piacciano, ma io non riesco a farmi piacere un articolo scritto male. Non riesco a leggere un articolo pieno zeppo di paroloni che alla fine non significano niente e frasi di 5-6 righe senza un punto o una virgola. Non riesco a sopportare i congiuntivi alla Fantozzi. E soprattutto se vedo scritto "ad i consumatori" non mi viene da dire "ma dai che brava! scrivi benissimo" ... piuttosto mi viene da dire "torna in terza elementare che lì te le spiegano queste cose". Non riesco a sopportare che queste persone non abbiano nemmeno l'umiltà di rileggere quello che scrivono, prima di consegnare.
Lo so, sono acida e puntigliosa, ma sono fatta così. Ho speso cinque anni della mia vita a studiare come si scrive e come si analizza un testo e non riesco a sopportare che gente incapace di farlo venga lodata per un lavoro obiettivamente scadente.
Non è solo l'argomento che fa l'articolo. Sono anche le abilità di chi lo scrive.
This Is How I See It.
X.
ormai il blog sta diventando il mio piccolo angolo per gli sfoghi.
Eh già... stavolta mi sfogo su una questione a me tanto cara: la grammatica. Anzi, non solo. Questo post riguarda anche la scrittura.
Come ben saprete, da quasi un mese sono entrata a far parte della redazione di Total Free Magazine su Facebook (like us!) e mi occupo della sezione spettacolo. Scrivere per un giornale mi sta portando a riflettere molto su questioni di scrittura e leggibilità.
Sarà per il tipo di studi che ho fatto, ma quando mi trovo davanti a un testo, io non vedo solo parole. Io vedo una complessa trama fatta di tanti elementi. Solo che scrivere è un po' come fare un maglione: se salti un punto, il maglione viene fuori col buco. E credo che nessuno vorrebbe un maglione col buco, no?
Mi spiego meglio: capita sempre più spesso di vedere in giro per il web articoli di dubbia qualità che vengono giudicati dai più come "ottimi". Ma io mi chiedo dall'alto di cosa queste persone diano questi giudizi. Sei forse un linguista? No. Un letterato? No. Certo, la cosa importante è che gli articoli piacciano, ma io non riesco a farmi piacere un articolo scritto male. Non riesco a leggere un articolo pieno zeppo di paroloni che alla fine non significano niente e frasi di 5-6 righe senza un punto o una virgola. Non riesco a sopportare i congiuntivi alla Fantozzi. E soprattutto se vedo scritto "ad i consumatori" non mi viene da dire "ma dai che brava! scrivi benissimo" ... piuttosto mi viene da dire "torna in terza elementare che lì te le spiegano queste cose". Non riesco a sopportare che queste persone non abbiano nemmeno l'umiltà di rileggere quello che scrivono, prima di consegnare.
Lo so, sono acida e puntigliosa, ma sono fatta così. Ho speso cinque anni della mia vita a studiare come si scrive e come si analizza un testo e non riesco a sopportare che gente incapace di farlo venga lodata per un lavoro obiettivamente scadente.
Non è solo l'argomento che fa l'articolo. Sono anche le abilità di chi lo scrive.
This Is How I See It.
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