sabato 14 gennaio 2012

Che bello che sai le lingue - Storia della mia vita


Le lingue sono l'unica cosa con cui non ho mai avuto un rapporto conflittuale. Io le amo e loro amano me.
In fin dei conti studio l'inglese da quando avevo solo 3 anni e non mi è mai passato per l'anticamera del cervello di smettere (tranne forse una piccola pausa tra il secondo e il terzo anno di liceo in cui volevo fare la parrucchiera).

All'inizio pensavo di avere una passione, ma poi col tempo ho capito che si tratta di una vera e propria malattia, sono poche le lingue che non mi interessano affatto. E sono tantissime quelle che ho cercato di imparare.
Non lo dico tanto per dire; tra i miei tentativi ci sono danese, tedesco, giapponese, portoghese, islandese e russo. Alla fine però quelle che parlo davvero e di cui mi occupo sono l'inglese, lo spagnolo, il francese e il serbo. (oooooh davvero parli il serbo? e com'è?)

Proprio ieri è successo l'ultima volta l'episodio che da' il titolo a questo articolo. "Che bello però che sai le lingue." mi ha detto la commessa di un negozio di abbigliamento.
Quando ho cominciato l'università lo pensavo anch'io, ma adesso, che ho iniziato a cercare lavoro, mi rendo conto che evidentemente questo non basta. Quando elenco le lingue che conosco, partendo dall'italiano, mi sento dire "va be' quello è scontato" e poi quando finisco aggiungono "e basta?".

SCONTATO?? E BASTA?? Mi scusi mio caro signore dietro la scrivania, ma io non darei l'italiano per scontato, visti i tempi che corrono e poi due lingue a livello ottimo e due a livello buono non mi sembrano cosa da poco, altrimenti questo lavoro potrebbe anche farselo lei.
Comunque per non farsi mancare niente, queste figure mitologiche meglio note come datori di lavoro, non si fermano qui. Ormai sempre più spesso capita che chiedano "va be', oltre alle lingue cosa sai?" OLTRE??
Queste persone purtroppo ignorano quale sia il duro percorso di un traduttore. Non essendo dei tecnici, infatti, i traduttori vengono educati in modo da essere capaci di tradurre testi di qualsiasi genere e riguardanti qualsiasi argomento.
Pertanto, rifacendomi a un articolo che lessi al primo anno di università, mi piace affermare che il traduttore è contemporaneamente un ingegnere, un avvocato, un economista, un giurista, uno scrittore e via dicendo... per dirne un'altra, senza i traduttori, colossi della letteratura straniera come Shakespeare, Goethe, García Lorca, Tolstoj, sarebbero rimasti nei loro confini nazionali. E invece, grazie a delle persone il cui compito è quello di raccontare una cultura in un'altra lingua, ci è stato possibile apprezzare i loro capolavori.

Però evidentemente questo non basta. Si ha poca fiducia nella nostra formazione e nel modo in cui svolgiamo il nostro lavoro. E fa rabbia perché solo noi traduttori sappiamo cosa vogliano dire cinque anni di SSLMIT.
Per questo vi chiedo, per favore, di non dire più il solito "che bello però che sai le lingue", ma piuttosto di trasmettere questo mio pensiero a chi conoscete e alle persone con cui parlate di modo da far crescere la consapevolezza di cosa sia questo mestiere tanto utile quanto bistrattato.

This Is How I See It
X.

23 commenti:

  1. Quanto hai ragione!! Ti capisco perfettamente, io mi sto per laureare alla triennale. Trovo anche fastidiosissimo quando le persone mi chiedono la traduzione di qualche termine e se non lo so iniziano a dire con aria di sufficienza "ma allora non sai niente, meno male che dici di sapere l'inglese (o lo spagnolo)" Non so niente?? NON SONO UN DIZIONARIO, tu le sai tutte le parole esistenti in italiano?!?! La gente non capisce il lavoro che c'è dietro, danno per scontato che se studi lingue allora sai tutto. Quanta poca informazione che c'è..

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  2. RISPETTO.

    (una studentessa sslmit)

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  3. Tutto vero! Io sono al terzo anno della Carlo Bo e la gente dà tutto per scontato. Solo perchè esistono persone che a malapena sanno fare delle frasi in inglese non significa che possano fare le traduttrici o le interpreti! Per farlo ci vogliono anni di studio. E c'è da aggiungere che queste persone fanno abbassare anche il compenso,perchè loro lavorano per molto meno.
    Ti faccio i complimenti per tutte queste lingue!
    Giulia

    http://mylifeasgs.blogspot.com/

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  4. Intervento stupendo, complimenti!

    Il traduttore è colui che deve sapere "di tutto un pò", di conseguenza non può non essere una persona attiva, esuberante (ma allo stesso tempo chiudersi nel suo piccolo "mondo" nel momento in cui si accinge a tradurre)ma soprattutto curiosa del mondo che lo circonda.
    Io non sono ancora una traduttrice,sono una semplice studentessa all'ultimo anno di Magistrale e vorrei tanto entrare a far parte di questo mondo.L'ho sempre sentito "mio", fin da piccola.
    Studiare le lingue straniere è un dono, perchè ti permette di vivere le emozioni più volte, a seconda della lingua che si utilizza.Io studio inglese e tedesco, con una accentuata (piuttosto accentuata :P) preferenza verso la prima.L'inglese è il primo vero grande amore della mia vita; sono me stessa al 100% nel momento in cui dalle mie labbra o dalla mia penna viene fuori qualcosa in questa sublime lingua.Più di ogni altra cosa...mi rende viva e FELICE.
    Saluti
    Nancy

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  5. si ma non puoi pretendere di prendere trentamila euro al mese perchè "sai bene due lingue" e nient'altro, chi ti assume? ci son più traduttori che commessi...

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  6. Scusa mi è sfuggito il paragrafo dove dico di voler prendere trentamila euro al mese. Invece a te è sfuggito il pezzo dove dico che di lingue ne so 4. Il problema è che se tutti fanno il tuo ragionamento ci ritroviamo poi noi traduttori a fare i commessi. Purtroppo succede molto spesso che la gente dica "dai la traduzione me la faccio fare da mia cugina che è stata due mesi in Inghilterra" e pertanto il nostro lavoro viene screditato. Ci credo poi che la gente non ha fiducia. Ti invito a rileggere per bene il mio articolo perché l'ho scritto esattamente per le persone come te che non sanno bene cosa voglia dire essere un traduttore. (e parlo di traduttori seri, non quelli che hanno fatto l'erasmus da qualche parte).

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  7. A tutti gli altri/le altre: grazie mille dei vostri commenti, è bello sapere che c'è qualcuno che condivide i tuoi pensieri. Peccato che non vi siate firmate tutte, non posso sapere chi siete!! Adieu

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  8. http://www.facebook.com/group.php?gid=19617061717&v=wall
    La professione di Interprete/Traduttore deve essere riconosciuta in Italia

    Ho fondato questo gruppo su facebook quasi 5 anni fa e da allora in molti studenti e professionisti si sono iscritti al sito di ALTRINIT (http://www.altrinit.org/) per firmare la petizione per il riconoscimento della professione di interpreti e traduttori. Se anche voi volete dare il vostro contributo andate sul sito e firmate la petizione, magari un giorno riusciremo a ottenere il nostro tanto desiderato albo.

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  9. non voglio screditare nessuno il fatto è che per le piccole, medie e medio/grandi imprese che sono il 90% le traduzioni fatte da qualcuno bravo ma non necessariamente laureato in traduzione sono più che sufficenti, mettiti dal punto di vista dell'imprenditore...

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  10. Ma vedi, il problema è proprio questo, l'accontentarsi di qualcosa che va "più che bene". E allora noi cosa ci siamo a fare? Se ragionassimo così per tutti i casi allora non mi servirebbe un commercialista per farmi i conti... tanto a fare due addizioni son buoni tutti. Se ragioniamo così allora noi non abbiamo ragione di esistere.

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  11. si ma se quello che va "più che bene" lo pago un quinto capisci che il traduttore laureato può attaccarsi... e sappiamo che ai fini del business un paio di errori se scrivi in serbo-croato li tollerano tutti

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  12. Certo. Però magari ai signori del business avrà fatto comodo leggere dei libri in italiano invece che in inglese mentre si prendevano la loro bella laurea in Economia.

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  13. e tra l'altro ragionando come hai ragionato tu (ch per carità, in tempi di crisi ci sta) ottieni un lavoro che vale un quinto del mio. e poi fai la figura del solito italiano che non sa parlare le lingue straniere.

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  14. Secondo me, in più o meno tutte le professioni, ci sono quelli che, per vari motivi, accettano dei trattamenti economici (e più in generale si parla di condizioni di lavoro) assolutamente ridicole e non a livello di quello che dovrebbero meritare.
    Intendiamoci, magari il motivo è valido (vivere vicino la famiglia quindi mi accontento di un pò di soldi in meno, devo pagare il mutuo quindi meglio questo di niente) però ha declassato qualsiasi lavoro di tipo "tecnico-operativo" in Italia. Ci sono anche le isole felici eh, però bisogna cercarle, cercarle, cercarle e non dire sì al primo stronzo.

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  15. tutto sta nella differenza tra "comunicare" e tradurre. Se è vero che un imprenditore si può accontentare di un marketing, di un commerciale o di una segretaria che, come me, parla le lingue, ma se deve stipulare un contratto, la traduzione non può sicuramente essere fatta da uno che, come me, non ha la più pallida idea di come si traduca un testo giuridico. Ci sono competenze e competenze ed esigenze ed esigenze. XuNie ha ragione, spesso il traduttore ha delle competenze che non hanno neanche i native-speaker!

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  16. Sante parole, sante parole! Io mi sono laureato alla triennale e adesso sto facendo la specialistica... Che dire? Purtroppo la gente pensa che sapere due lingue sia facile come mangiare e bene, e il più delle volte sono persone ignoranti che non sanno parlare nemmeno l'italiano! Purtroppo noi linguisti/traduttori siamo bistrattati da tutti, datori di lavoro, gente che fa un'altra facoltà e pensa di essere un gradino avanti a te, a volte anche amici e qualche parente... Spesso ultimamente mi sento dire: "tanto che ci vuole!" da persone che non sanno nemmeno di cosa stanno parlando, (ahimé!) Purtroppo anch'io, come te, ho scelto le lingue per passione, e so bene che sarà difficilissimo trovare un lavoro decente qui in italia, soprattutto per quelli come me che ambiscono a diventare traduttori... Spero che in futuro noi tutti, linguisti, riusciremo a ottenere quel lavoro e quel riconoscimento che ci spetta, e che spetta a tutti, non solo a ingenieri, economisti, architetti che talvolta pensano di essere "superiori" a noi. Visto che si credono tutti così intelligenti, dovrebbero capire che ormai siamo tutti nella stessa barca, come manca il lavoro a noi, manca o mancherà anche a loro... Detto questo, bell'articolo, cheers!
    Michele.

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  17. Cerco di rispondere un po' a tutti. Intanto Michele condivido tutto quello che dici. Purtroppo alle volte noi traduttori siamo messi alla stregua di gente che si laurea in facoltà del tutto inutili. Ma questo secondo me accade perché noi traduttori siamo talmente bravi da "non farci notare" e quindi queste persone non realizzano di avere a che fare con la traduzione ogni santo giorno in ogni ambito possibile. Poi sono d'accordo anche con Elisa. In effetti tradurre un documento legale senza conoscere bene la lingua non è possibile e soprattutto non è eticamente corretto. E comporta un sacco di responsabilità.
    All'anonimo di sopra voglio dire che sicuramente ha ragione nella sua affermazione, ma purtroppo ci sono anche persone che "declassano" il nostro lavoro offrendosi come traduttori (quando poi magari non lo sono) a prezzi stracciatissimi. E a quel punto è chiaro che nessun datore di lavoro sceglie uno che chiede 100 euro invece di quello che ne chiede la metà.

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  18. Essendo anch'io uno studente di Lingue, nello specifico Inglese e Giapponese (Ma conosco bene anche il Francese e lo Spagnolo), leggendo i commenti del nostro carissimo Anonimo, mi rendo conto sempre di più che cercare un lavoro da traduttore qui in Italia è inutile. "Perché spendere 100€ per una traduzione quando mio cognato che è stato in Inghilterra me la può fare gratis?"
    E' come il proprietario di un ristorante che decide di risparmiare sul cuoco che tanto la nonna cucina meglio e non deve pagarla perchè tanto gli incassi sono comuni!
    Vi sembrerà un paradosso, una esagerazione, ma è la triste realtà.

    Signori miei, questo paese è pieno di ignoranti ed io non credo che la situazione migliorerà mai, perché la gente che si impegna, che ce la mette tutta per fare qualcosa per il paese, si ritrova con la porta sbattuta sul grugno, ed è normale che poi la gente se ne vada! Ci costringono ad andarcene, non ci garantiscono un lavoro, un futuro, perchè dovremmo mai restare? Per continuare a sentirci dire che il nostro lavoro lo fa meglio il tizio random che sì è spaccato d'alcool una settimana a Londra?

    Io non ci sto.
    -Fabrizio

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  19. Guarda io non so quante ne ho sentite o viste! Gente che ti dice che l'inglese lo sanno tutti e poi strabuzza gli occhi davanti a un bando di concorso, gente che dice che tanto l'inglese è facile (!!!) e gente che sostiene che "meno male che fai cinese, perché l'inglese ormai non serve a niente, non lavoreresti mai!". Oltre a tutti i nostri "colleghi" (?) che dicono che fanno lingue (il punto interrogativo è legato anche a questo :P) perché è facile...

    Io ci terrei a informare tutti che mi sono sempre fatta un mazzo come una capanna per imparare le lingue. Vi dirò che il "facile" inglese ha richiesto una valanga di sforzi, a tratti più di quelli che mi sono serviti (finora, e so che posso solo dire finora) per imparare il cinese, e che arrivare all'estero e saper chiedere un "AM end CIS SENDUIC" non vuol dire saper parlare una lingua, il che, se anche fosse così, non significherebbe comunque essere in grado di tradurre. Vi dirò inoltre che in un periodo di crisi dove dei signori ingegneri (cioè quelli che hanno preso una laurea UTILE) fanno gli st(r)agisti full time per 300€ al mese in città lontane dalla propria, io me la cavo con più del triplo con un part-time nella mia città, e, incredibile ma vero, tutto grazie al superfluo inglese che conoscono tutti.

    Se qualcuno la smettesse di aprire bocca per far prendere aria alle tonsille io sarei infinitamente grata.

    Ciao XuNie :)

    Giada

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  20. Chapeau agli ultimi due commenti. Non ho veramente nulla da aggiungere. L'unica cosa che un po' mi rattrista è che solo gente del settore abbia capito veramente quello che volevo dire con questo post, ma non fa nulla, prima o poi le cose cambieranno anche per noi. Speriamo :) grazie a tutti dei vostri commenti!!

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  21. Xunie, la cosa rattrista moltissimo anche me, e dalle mie parti (provincia di Napoli) c'è un proverbio che esprime esattamente il perché di questo fenomeno : "ò sazzij nun crede ò riun" [Il sazio non può capire l'affamato]. Questo per dire che se uno non ci sta dentro (non essendo nemmeno lontanamente paragonabile a qualunque altro indirizzo di studi) non può capire, e in qualche caso non vuole.
    Se la cosa può consolarti tuttavia, e ti confesso che consola me tantissimo, la COMPETENZA di un traduttore specializzato o che comunque abbia un'esperienza seria con le traduzioni - orali o scritte - ha sempre un altissimo valore e deve sempre essere fiero di sé e del suo potere, sia che venga apprezzato dal mondo, o che venga "rimpiazzato" dal primo "Google Translate" che si presenta - e non parlo solo del software! ;)
    In bocca al lupo per tutto.
    Daniela

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  22. io mi firmo sono Giulia :D comunque è vero che questo è un periodo di crisi in cui bisogna spendere bene i soldi e che le imprese preferiscono investirli in un altro modo, però è anche vero che num1 le traduzioni fatte male non hanno solo uno o due errori, ma sicuramente se non hai fatto prima un'università specialistica non potrai mai fare solo due errori in una traduzione. num 2 non è vero che all'estero non importa se le traduzioni siano giuste o sbagliate,anzi , è la prima impressione quella che conta e se si accorgono che dall'altra parte non c'è conoscenza della lingua possono anche lasciarsi influenzare e pensare che questa non sia una buona impresa perchè non ha nemmeno i soldi per pagare un traduttore o interprete e quindi CAMBIANO. Capirai a questo punto che la scelta di un professionista cambia tutto.
    Ti do ragione XuNie quando dici che siamo compresi solo dalle persone che lavorano in questo settore...purtroppo!

    http://mylifeasgs.blogspot.com/

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  23. A te dicono così?
    Scusa l'off-topic ma io vorrei sapere perché certi italiani diventano molto critici, quasi meschini quando solo ti azzardi a dire che parli Inglese.
    Forse lo vedono come una competizione? O sono ossessionati dallo scovare quelli alla 'l'Inglese è facile'?

    Qui evito anche di dire che lo parlo almeno per evitare gli atteggiamenti di sfida, atteggiamenti che ti danno OGNI VOLTA.

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